La giovane Hitomi Kisugi (Sheila Tashikel nell’edizione italiana) gestisce il caffè Cat’s Eye (“Occhi di gatto”) con la sorella maggiore Rui (Kelly) e quella minore Ai (Tati). Il bar è, però, una copertura: Hitomi e le sue sorelle sono, infatti, una celebre banda dedita al furto di opere d’arte, anch’essa chiamata Cat’s Eye, che così firma i biglietti da visita lasciati sulla scena dei furti. Le sorelle Kisugi tuttavia non si dedicano al furto per lucro: rubano esclusivamente opere d’arte appartenute a Michael Heinz, famoso artista degli anni ’40, che è il loro amato padre scomparso. Esse sperano di ricostruirne la collezione, che era stata loro sottratta dai nazisti, e individuare sufficienti indizi per poterlo ritrovare. L’investigatore incaricato delle indagini per la loro cattura, Toshio Utsumi (Matthew Hisman), è anche il fidanzato di Hitomi e non sospetta minimamente delle tre sorelle: scoprirà per caso e con sorpresa che la banda è composta da donne. Il rapporto di Hitomi con Toshio procura a Occhi di gatto complicazioni e vantaggi: Hitomi riesce a estorcere a Toshio informazioni riservate, grazie alle quali la banda riesce quasi sempre a farla franca, fuggendo con la refurtiva.
Il finale del manga, scritto l’anno seguente alla conclusione della serie animata, si differenzia da questa ed è un finale aperto. Hitomi rivela a Toshio di essere una delle ladre e scappa negli Stati Uniti. Toshio riesce a rintracciarla, ma la ragazza ha perso la memoria a causa di una meningite virale. Hitomi e Toshio ricominciano a frequentarsi, ma ella non recupera la memoria. Tuttavia, alcuni dettagli delle scene finali, come Hitomi che porta al dito l’anello di Toshio, e alcuni suoi discorsi nei capitoli precedenti, fanno supporre che Hitomi non abbia veramente perso la memoria e che sia solo un espediente per potersi riunire a Toshio senza l’ombra del suo passato criminale a minare il loro rapporto.
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